
I risultati hanno evidenziato che solo tre medici affermavano di non avere dei pazienti preferiti, ma soprattutto nella quasi totalità dei cadi valeva la volontà, indipendentemente dai sentimenti provati nei confronti delle persone che avevano davanti, di fornire loro le migliori cure possibili. Molti medici hanno inoltre sottolineato che i pazienti preferiti li hanno arricchiti dal punto di vista professionale e umano.
“Per i pazienti questi risultati sottolineano l’importanza di stabilire una buona relazione con il medico delle cure primarie”, spiega l’autore dello studio Joy Lee, evidenziando anche che “il paziente preferito non è quello che sta sempre male, ma quando arriva una crisi ha un rapporto buono col proprio dottore su cui fare affidamento”.
